4.6.10

I luoghi

Complesso di Montevergine
Il complesso di Montevergine sorge su una serra, a circa 95metri di altezza, a 7 km da Otranto.
Sul luogo di un’antica specchia ormai scomparsa, troviamo Il Santuario costituito da tre livelli, di cui il più antico è rappresentato dalla grotta in cui si verificò l’apparizione della Madonna, nel 1595.
All’esterno, a pochi metri dal santuario è ubicato il Menhir, perfettamente allineato al sorgere del sole all’equinozio.
L’intera area è circondata da canali d’acqua che anticamente convergevano nel Canale di Montevergine, fino ad alimentare i laghi Alimini.

Menhir San Giovanni Malcantone
Il Menhir, si trova immerso in un uliveto nelle campagne di Uggiano, a circa 4 km dal centro abitato, è alto più di 4 metri. Sorge nelle immediate vicinanze della masseria omonima lungo una strada romana.

Cappella di San Paolo
La Cappella di San Paolo, conosciuta anche come la Cappella delle “tarantate”, si trova a pochi metri dalla chiesa madre del paese di Galatina. Dal Medioevo fino a circa gli anni ’50 del secolo scorso, è stato il luogo in cui si svolgevano i riti di guarigione dal morso della Taranta. La tradizione vuole che gli apostoli Pietro e Paolo sostarono nel palazzo che ora ospita la Cappella e che, in segno di riconoscenza donarono ai proprietari e ai loro discendenti la facoltà di guarire le vittime del ragno. Il fulcro del rituale era il pozzo retrostante, attualmente murato.
Menhir San Paolo
Il menhir San Paolo si trova a Giurdignano, località a circa 5km da Otranto, considerata il “giardino megalitico d’Europa”, per il gran numero di monumenti megalitici presenti nell’area del Comune. Sottostante il menhir si trova una grotti cella, dedicata a San Paolo con un affresco dipinto all’interno. Vi troviamo dipinta anche una ragnatela, a testimonianza della venerazione del Santo a protezione del morso della Taranta. Ancora oggi, nel periodo vicino al 21 Giugno, in cui maggiore era il numero di casi di morsi del ragno, l’interno della grotta si riempie di offerte ed ex-voto di fedeli che ringraziano o chiedono la protezione di san Paolo.

Pietra forata di San Vito
La pietra forata di San Vito è un monolite di circa un metro di larghezza al cui centro è presente un foro di circa 30 centimetri. E' posizionata al centro di una cappella, della quale la prima informazione risale al 1572, inglobata nel pavimento, anche se diverse sono le leggende sulla sua posizione di origine. La chiesetta è chiusa tutto l'anno tranne che nel giorno di Pasquetta, giorno in cui si rinnova il rito del passaggio attraverso il foro nella pietra.
Ipogeo di Torre Pinta
Torre Pinta si erge in cima a una collina ricca di ulivi e insediamenti rupestri, nella Valle delle Memorie, poco fuori Otranto verso Sud. Sembrerebbe una torre colombaia (torre d’avvistamento), ma in realtà è un coronamento di tufi con forma circolare che sovrasta il territorio circostante. Dei particolari rimandano direttamente ai Messapi: un forno utilizzato per la cremazione e i sacrifici, centinaia di cavità adoperate come urne cinerarie e un sedile in pietra collocato lungo le pareti. La camera di forma circolare con le pareti incavate è raggiungibile dalla base della collinetta sulla cui sommità sorge la torre, mediante una galleria. Potrebbe trattarsi di una torre colombaia edificata su un insediamento preesistente, forse cristiano, vista la pianta a croce latina regolare. I tre bracci corti della croce sono orientati a Ovest, Est e Sud mentre la buia galleria lunga 33 m.(il braccio lungo della croce), è orientata a Nord. Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi di un ambiente pre-cristiano adibito a culto funerario, trasformato in luogo liturgico dalle primitive comunità cristiane.

Spiaggia “le conche”
La spiaggia “le conche” è situata in località Santo Stefano, a circa 2km da Otranto. Il nome deriva dal fatto che gran parte della lunghezza della scogliera, circa 1km, è costellata da conche o coppelle scavate e dotate di collegamento tra loro grazie a canalette incise. In epoca Romana l’area fu utilizzata come porto mercantile e come salina, ma è molto probabile un uso a scopo rituale dell’area già in epoca messapica o precedente. La zona, infatti, costituisce il collegamento tra il mare aperto e l’acqua dell’entroterra che, dalla Serra di Montevergine, passando dai Laghi Alimini, sgorga dal terreno, fino a riempire le coppelle mescolandosi all’acqua marina.